martedì 26 ottobre 2010

Le vestali del disvalore.

"Ma che scherzano, è questo il modo di parlare di cose serie? Ma dov'è più questo rispetto o questo onore....? Viltà solo viltà e tanta vigliaccheria adesso.
Ma dove è più questa Mafia?"

"Certo, sissignore, io ne so parlare perchè c'era nei tempi antichi e c'era la legge. E questa legge non faceva ammazzare i figli di mamma innocenti. La mafia non ammazzava uno se prima non era sicurissima del fatto, sicurissima che così si doveva fare, sicurissima della giusta legge. Certo, chi peccava 'avia a chianciri', chi sbaglia la paga, ma prima c'era la regola dell'avvertimento... Allora c'era questa legge e questa mafia. C'ERANO VERI UOMINI e vere donne..."

"Perchè me l'hanno ammazzato, signor Presidente, come hanno potuto ammazzare quest'uomo, questa creatura? Le sembra un mostro, cosa ha fatto ques'uomo per fare una fine tremenda?... Me figghiu non era sbirro, né spione, né delinquente e tanto meno faceva parte della mafia. Mio figlio aveva quarant'anni e non aveva mai fatto del male a nessuno. Hanno distrutto la vita di me figghiu e anche la mia...lui era tutto per me, era la mia vita. Ho finito signor Presidente. Prima di andare via, però, voglio rivolgermi ai signori sicari... Se questi killer ora vogliono uccidermi, sappiano che possono farlo tranquillamente. A me non interessa morire. Anzi solo così potrò raggiungere mio figlio, che è in cielo, ed era la mia gioia, UNICA RAGIONE DELLA MIA VITA!..."

(Tratto da "Le signore della droga" di Angela Russo)